Anzi che al breve e rapido baleno
D’una gente che all’altra il passo cede. 165Alla inventrice mente de’ mortali,
Che novi ordigni a novi usi ministra
E non paga del bene al meglio tende,
Chi presume segnar l’ultima meta
Che per volger di tempo unqua non varchi? 170Prima il sole fermar potrai col dito,
Che l’intelletto immobile si arresti
Entro la riga che la tua bacchetta,
Quasi magica fosse, incider tenta.
Ma tu mi guardi disdegnoso, e in questa 175Sentenza lamentevole prorompi:
O maledetto quattro volte il nome
Di lui che primo colla ingorda voglia
Le inanimate macchine costrinse
A compier l’opra, che di cento e cento 180Artigianelli poveri e felici
Era sostegno ed unica speranza.
A lor che giova del guadagno privi
Il menomato prezzo della merce,
Ch’oltre il bisogno in cumuli crescendo 185Giace negletta, o fra le ardenti gare
Corre a tentar la mobile fortuna
Dell’infido mercato? E intanto lascia
Sotto le vôlte affumicate e luride
Per meschino salario affaticarsi 190Mesta e confusa, smemorata e bieca
Una livida turba, a cui l’usata
Ora, scoccando invan, l’ora ricorda
Del riposare intorno a picciol desco
Golia famiglia povera e deserta? 195Oh! come spesso al romoroso fremito
Dell’officina, che le inchieste avanza