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Pagina:Settembrini, Luigi – Ricordanze della mia vita, Vol. I, 1934 – BEIC 1926061.djvu/172

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166 parte prima - capitolo xix


sediziose e di viva il re, e chi le rinnova sará punito come perturbatore dell’ordine pubblico». A questo avviso io scrissi la seguente risposta che fu sparsa, ed io andai accompagnato da mia moglie per non dare sospetto, a gettarne una copia nella buca della posta. La trascrivo per mostrare i desideri e le speranze di quel tempo.

«Al prefetto di polizia il popolo. Voi, o prefetto, avete scritto l’avviso minaccioso, e voi direte al re queste parole del popolo. Noi abbiamo oneste intenzioni, noi rispettiamo il re, ed amiamo tutti, anche i commessari Campobasso e Morbillo traviati fratelli; noi non vogliamo nè sangue né rapina, ma civiltá, e la cerchiamo con moderazione. Onde ci siamo meravigliati che il governo dopo un grido abbia giá aperte le carceri, preparati cannoni e cavalli, ordinato che si afferri, si batta, si uccida chiunque griderá: ‘Viva il re, viva Pio IX, viva la lega italiana’. Questo procedere anzi questa paura del governo ha fatto vergogna a noi stessi: pure abbiamo ubbidito e taciuto, ma ci siamo radunati altre due volte, per mostrare che possiamo e non vogliamo né abbiamo paura, e crediamo che il governo non possa commettere sí grande violazione. Noi ci uniremo altre volte, ed il re ci udirá, e non ci crederá perturbatori dell’ordine pubblico. Regni da padre, e noi gli saremo amorosi figliuoli. A lui costa sí poco fare il bene, sí poco noi desideriamo, tanta gloria, tante benedizioni gliene verranno, perché nol fará? Perdoni a tutti gl’imputati politici, faccia osservare le leggi che abbiamo, tolga gli impiegati ladri e carnefici che in suo nome tiranneggiano, ci lasci parlare e scrivere con moderata libertá per renderci civili e dirgli quel vero che ora gli è nascosto, ci faccia essere uomini e non bestie, perché la potenza dei re sta nei popoli, e un re di bestie è nulla. Questo si vuole, e non torgli diritti, né diminuire la maestá; ci tratti da padre e noi gli saremo figliuoli. Provi, provi pure il divino piacere di far bene, e di sentirsi chiamar padre da otto milioni di uomini. Ma se Iddio lo accieca o i ministri lo ingannano, se vuol continuare il dissennato rigore, e vuole piú ceppi e piú