Pagina:Settembrini, Luigi – Ricordanze della mia vita, Vol. I, 1934 – BEIC 1926061.djvu/204

Da Wikisource.
198 parte prima - capitolo xxi


pronte innanzi palazzo reale, e aspettano l’ordine di Ferdinando». «Egli ci ha ingannati finora, e credo che con l’inganno riuscirá a sterminarci». «Si mandino tutti i soldati in Lombardia, si dieno i castelli al popolo, e allora toglieremo le barricate». Vidi ad un muro un cartello a stampa sottoscritto da Vincenzio Lanza vicepresidente della Camera de’ deputati, col quale la Camera ringraziava la guardia nazionale dell’attitudine presa per tutelare la rappresentanza della nazione, e diceva che essendosi ottenuto l’intento, la invitava a disfare le barricate, per inaugurare l’atto solenne dell’apertura del parlamento. Mentre io leggeva quel cartello mi vidi accerchiato da parecchi che mi dicevano: «I nostri deputati sono ingannati, noi non li possiamo ubbidire. Le truppe stanno pronte laggiú, e le barricate non si possono disfare». Ed uno con certi occhietti furbi soggiunse: «Curioso quel don Vincenzio Lanza! Sí, leviamo le barricate, e dopo tutto quello che c’è stato stanotte e ancora c’è, vestiamoci di gala, ed andiamo ad aprire il parlamento!» Io dicevo tra me: «E che ci è stato dunque? Chi ha ordinato di farle le barricate? E perché?» E non trovavo nessuno che potesse dirmi qualcosa. A un tratto vedo mio fratello Giovanni, armato anch’egli, che mi dice: «Sono stato in tua casa: tua moglie mi ha detto che eri uscito, ed io ti ho cercato lungamente, e voglio starti vicino». «Sai nulla di quel che è stato stanotte?» «Grandi rumori a Monteoliveto, e le barricate». «Niente altro?» «Niente». In questo vedo avvicinarsi Gabriele Pepe, generale della guardia nazionale, io gli vo incontro, e gli dico: «Generale, perché la guardia nazionale non ubbidisce agli ordini della Camera?» Ed egli: «L’ho detto a questi signori, e non mi vogliono ascoltare. Provate voi, diteglielo voi». «E che sono io, o generale, rispetto a voi?» Qui entra un giovane che io conosceva, e con gli occhi e il volto come di un matto, dice: «Chi parla di togliere le barricate, è un traditore, ed io gli tiro». E appunta il fucile sul petto a Gabriele Pepe, il quale come chi scaccia una mosca, lievemente spinse in alto la punta del fucile, dicendo: «Non fate sciocchezze». E voltò