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uno sguardo intorno a me 41


Questo sentimento in Napoli si manifestava piú particolarmente per quattro vie, che parevano diverse, e pure menavano a lo stesso fine. Si manifestava nella lingua, che Basilio Puoti a capo della sua scuola diceva dover essere schiettamente italiana ed antica; nella filosofia, che Pasquale Galluppi rivendicava all’Italia ormai stucca delle basse ciarlatanerie francesi; nelle frequenti cospirazioni dirette da Carlo Poerio, le quali miravano tutte a rifare l’Italia libera ed indipendente dallo straniero e nelle opere dello stesso re Ferdinando, il quale non voleva armi tedesche né consigli di Francia, favoriva le arti nel regno per non aver bisogno dell’Inghilterra, e volle piuttosto non avere ferrovie che averle fatte con capitali forestieri. Questo abborrimento d’ogni cosa forestiera, questo napolitanismo gretto e pettegolo era pure un sentimento nazionale rappiccolito, cosí che il regno acquistò una certa personalitá che prima non avea.

Io dunque vedevo intorno a me un gran muoversi ed ordinarsi di soldati, assistevo a gran dispute di scolari nelle cose della filosofia e della lingua; udivo un gran parlare di avvenimenti politici, un chiedere e dare novelle, e sentivo che una febbre politica faceva battere molti cuori come il mio.

Dopo il 1830 nacque una nidiata di giornali, che sebbene parlassero di sole cose letterarie, e dicessero quello che potevan dire, pure ei si facevano intendere, erano pieni di vita e di brio, e toccavano quella corda che in tutti rispondeva. Era moda parlare d’Italia in ogni scritturella, si intende giá l’Italia dei letterati: e sebbene molti avessero la sacra parola pure al sommo della bocca, nondimeno molti altri l’avevano in cuore. Si leggeva con ardore le storie del Botta, e si attendeva quella del Colletta, non v’era chi non parlasse delle Prigioni del Pellico, ogni giovanotto sapeva a mente le poesie del Berchet: tutti palpitavano a leggere l’Ettore Fieramosca del D’Azeglio; gli artisti rappresentavano in diverso modo il campione d’Italia, e chi amava le armi si faceva bello di possedere lame di spade e di pugnali su cui era scritto il giorno e l’ora del duello di Barletta. Di Dante non vi dico