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[487] ricordo di raffaele mio 201


lascerá, e sarem soli in mezzo l’Oceano il capitano dovrá voltare la prua all’Inghilterra, o con le buone o con la forza».

«Forza no, figliuol mio: perché noi abbiamo il diritto con noi. Poerio ha scritto una protesta, che sottoscritta da tutti noi, l’abbiamo inviata per la posta ai consoli francese, inglese e piemontese in Cadice. Pica ha scritto un’altra protesta, che tradotta da Schiavone in inglese, noi presenteremo al capitano quando saremo soli, nella quale gli diciamo che lo accuseremo innanzi ai tribunali di New-York».

«Che proteste, papá mio: ci vuol la forza con questo pescecane di capitano: io so come si tratta questa gente. Se non volta la prua lo legheremo».

«Piano, figliuol mio: dammi parola che non farai nulla senza il mio consenso, e che mi obbedirai in tutto: dammi questa parola, e poi discorriamo».

«Ve la do: mi siete padre, e vi debbo ubbidire».

«Va bene, or dimmi come ti trovi qui; chi ti ha aiutato, consigliato?»

«Ecco qui tutto per filo. Fatto l’esame ed approvato ufficiale, leggo su i giornali la vostra partenza da Napoli, poi l’arrivo in Cadice. Chiedo alla direzione della Peninsular and North African Company di darmi un posto sopra uno de’ loro vapori che vanno alle Canarie, col proposito di riabbracciarvi se vi trovo. Vi vedo, ritorna l’antico pensiero, e rimango a Cadice: dove saputosi che io sono figliuolo d’uno de’ deportati, ho molte carezze dai liberali, fo conoscenza col signor Oliviera, inglese, deputato al parlamento, e col conte di Casabrunet ricco e liberale signore di Cuba. A questi due propongo il mio disegno. Il capitano americano cerca dei camerieri pe’ deportati, io mi offero come cameriere per essere imbarcato con voi, ed a condurvi tutti in Inghilterra, o almeno accompagnar voi, o papá mio, in America. Con lo aiuto di quei due signori sono stato ammesso e imbarcato. Se non riesco a salvarvi, almeno vi assisto. Voi uscite da un sepolcro, e non reggereste ad una lunga navigazione».

«Ti ringrazio figliuol mio».