Pagina:Settembrini, Luigi – Ricordanze della mia vita, Vol. II, 1934 – BEIC 1926650.djvu/252

Da Wikisource.
246 appendici [532]


voleva, capiva bene che questi non avrebbero detto quello che essa desiderava, anzi avrebbero svelato qualche segreto importante, avrebbero detto nettamente come andava la cosa, non si sarebbero avvolti nel processo gli uomini odiati e segnati di nero; onde finse di dormire, li fece fuggire, e poi li fece parlare come essa voleva per bocca de’ loro seguaci. Non c’è potenza di ragione umana che su questo punto possa negare che la polizia è o calunniatrice, o incredibilmente sciocca. E chi vorrá crederla sciocca? Il Giordano ed il Sessa formano l’anello che unisce la esplosione alla setta, ed all’alto consiglio: e le dichiarazioni di Luciano Margherita loro confidente, che dice quello che ha inteso da loro, sono il principal perno intorno a cui si aggira il processo. Io le esporrò minutamente nel capo seguente.


CAPO V

prima e seconda dichiarazione di luciano margherita,
fondamento principale dell’accusa.

Luciano Margherita, come dice lo stesso prefetto1 congedato dalla reggia, fu nel mese di giugno arrestato in Napoli come vagabondo e rilasciato in consegna a Giovanni de Simone, poi arrestato altra volta fu mandato in Siracusa sua patria il 30 agosto, donde fu tratto in castel dell’Ovo. Fece la sua prima dichiarazione il giorno 11 ottobre, che in breve è questa: «Nutrisce attaccamento al governo, il bisogno solo lo fa comparire reo: dirá come fu tratto in inganno, e se colpa vi è si deve ai capi attribuire». In agosto 1848 rivide il suo amico Onofrio Pallotta, brigadiere dei dazi indiretti, il quale gli fece conoscere don Angelo Sessa, che «apparteneva al comitato centrale ed era uomo pieno d’impegni e d’estesi rapporti». Ei gli si raccomandò, ed il Sessa lo fece ammettere nello studio dell’architetto Francesco Giordano. «Non andò guari che questi gli disse che se non si fosse ascritto al suo comitato, ei lo avrebbe allontanato dallo studio, che egli non voleva essere in contatto con realisti». Egli per non perdere il pane disse di sí; e da quel punto conobbe che il Sessa ed il Giordano appartenevano all’Unitá italiana, ed erano capi di due circoli; egli

  1. Vol. 25, fol. 107.