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Pagina:Settembrini, Luigi – Ricordanze della mia vita, Vol. II, 1934 – BEIC 1926650.djvu/47

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V

Riflessioni.

Quando entrai nell’ergastolo gli uomini che qui sono mi facevano orrore, dopo alquanti giorni mi fecero pietá. Sono scellerati, sí: ma perché sono scellerati? ma essi soli sono scellerati? O voi che fate le leggi e che giudicate gli uomini, rispondetemi e dite: «Prima che costoro fossero caduti nel delitto, che avete fatto voi per essi? avete voi educata la loro fanciullezza, e consigliata la loro gioventú? avete sollevata la loro miseria? li avete educati col lavoro? avete voi insegnato ad essi i doveri del loro stato? avete loro spiegato le leggi? Voi che vi chiamate lucerne del mondo, avete voi illuminati questi che camminavan nelle tenebre dell’ignoranza? E se non avete fatto questo, che era vostro dovere, e non avete voi colpa a’ delitti loro? or chi vi dá il diritto di punirli? E voi che li punite secondo la vostra legge e la vostra giustizia, voi sarete giudicati secondo un’altra legge e un’altra giustizia, innanzi alla quale voi siete piú scellerati di costoro, perché non avete rubato un uomo, ma avete spogliate e desolate le nazioni; perché non avete ucciso un altro uomo, ma molte migliaia, e ne fate piangere altre migliaia infinite; perché non operate per ignoranza, ma per malvagitá fina e pensata; perché non arrossite de’ vostri delitti, ma ne menate vanto e li chiamate col nome di virtú.

«Ma dopo che questi sciagurati hanno commesso il delitto, voi che avete fatto per correggerli? Ogni pena che non ha per iscopo la correzione del colpevole ed una riparazione alla societá da lui offesa, non è pena, ma cieca e spietata vendetta che offende Dio e l’umanitá. Voi invece di correggere gli uomini o li distruggete con la mannaia, o li gettate nei carceri e nelle galere ad imputridire nei vizi ed a lordarsi di