Pagina:Sino al confine.djvu/211

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Ella aveva paura, ma si guardò bene dal dirlo. Invece di rispondere, domandò:

— Che dirai a mia madre?

— Le dirò che ho dimenticato il fazzoletto e che vado a riprenderlo.

— Non scherzare, Francesco! Dimmi che cosa le dirai.

— Non pensarci, troverò una scusa. Le dirò che sono stato citato a comparire come testimonio davanti al giudice istruttore. E non sarà la verità? Dovrò andare dal giudice. Ed ora lasciami andare: alle undici sarò qui e prenderemo gli ultimi accordi.

Egli uscì, dopo averla baciata e salutata. Era tranquillo, e pareva non desse alcuna importanza all’avvenimento; e la sua calma suggestionava Gavina.

— Fra cinque giorni egli ritornerà e tutto sarà finito, — ella pensava.

Francesco rientrò dopo mezzogiorno, scusandosi di non essersi potuto sbrigare prima.

— Abbiamo avuto tre operazioni. C’era una donna che sembrava ossessa: mordeva e urlava anche sotto l’azione del cloroformio.

Era la prima volta ch’egli parlava di ciò che aveva fatto nella clinica, e sembrava stanco. Ella lo ascoltava e non osava parlargli della sua partenza; ma appena ebbe finito di mangiare, egli si alzò e guardò l’orologio.

— Qualunque cosa ti occorra puoi far telefonare alla clinica. La portinaia salirà da te