Pagina:Sino al confine.djvu/298

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dre, anche se questa non le vuol più bene! Ma perchè discutere con te? Tu sei una vecchia pettegola e null’altro! Va!

La lasciò e s’accostò al paracarri, guardando giù nella valle. Per alcun tempo camminarono così, lontane l’una dall’altra, ma ad un tratto Gavina si volse e vide che Paska si asciugava gli occhi col grembiale.

— Ora piangi! — le disse, riavvicinandosele. — Prima dici le stupidaggini, poi lagrimi! E dimmi una cosa. Magari, tu e mia madre, — non parlo di quello scemo, — avete creduto.... Ma noi Mi vergogno persino a dirlo. Non parliamone più.

Tornò a scostarsi, ma Paska la seguì.

— Cosa abbiamo creduto? Nulla, abbiamo creduto! Ma tua madre.... ma io.... ebbene, bisogna che te lo dica: tu fai male ad andare da tua zia Itria. Non è una donna da frequentarsi quella....

— La zia Itria? Tu, nonostante i tuoi rosari, anzi appunto coi tuoi rosari.... tu non sei degna di legarle i lacci delle scarpe!

— Gavina! Tu parli così, tu? Ah! Ha ragione tuo zio!...

— Anche lui, adesso? Che può aver detto lui, se non una scempiaggine? Di’ subito che cosa ha detto! Dillo subito.

— Egli ha detto che chi non crede in Dio è capace di tutto.

— E sarei io che non credo in Dio? Egli lo