Pagina:Solerti - Vite di Dante, Petrarca e Boccaccio, 1904.djvu/20

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II.

GIOVANNI BOCCACCIO



[Da La Vita di Dante scritta da Giovanni Boccaccio. Testo critico con introduzione, note e appendice di Francesco Macri-Leone. In Firenze, 1888, (della Raccolta di opere inedite o rare di ogni secolo della letteratura italiana)].


trattatello in laude di dante.


§ 1. — Proemio.

Solone, il cui petto uno umano tempio di divina sapienzia fu riputato, e le cui sacratissime leggi sono ancora alli presenti uomini chiara testimonianza dell’antica giustizia, era, secondo che dicono alcuni, spesse volte usato di dire, ogni republica, siccome noi, andare e stare sopra due piedi; de’ quali con matura gravità affermava, essere il destro il non lasciare alcuno difetto commesso impunito, e ’l sinistro ogni ben fatto rimunerare: aggiugnendo, che qualunche delle due cose già dette per vizio o per negligenza si sottraeva, o meno che bene si servava, sanza niuno dubbio quella republica che ’l faceva, convenire andare sciancata: e se per isciagura si pec-





II.

GIOVANNI BOCCACCIO



[La vita di Dante. Testo del così detto «Compendio» attribuito a Giovanni Boccaccio per cura di E. Rostagno, Bologna, 1899, (della Biblioteca storico-critica della Letteratura dantesca, II-III)].


della origine, vita, studi e costumi di dante alighieri
e delle opere composte da lui.


1. Solone, il cui petto uno umano tempio di divina sapienzia fu reputato, o le cui sacratissime leggi sono ancora testimonianza dell’antica giustizia e della sua gravità, era, secondo che dicono alcuni, usato talvolta di dire, ogni repubblica, sì come noi, andare e stare sopra due piedi, de’ quali con matura autorità affermava, essere il destro il non lasciare alcun difetto commesso impunito, et il sinistro ogni ben fatto remunerare; aggiungendo, che