Pagina:Solerti - Vite di Dante, Petrarca e Boccaccio, 1904.djvu/43

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giovanni boccaccio. 31

sua nobilissima Beatrice, con la quale nel cospetto di Colui ch’è soiiuuo bene, lasciate le miserie della presente vita, ora lietissima uien te vive in quella, alla cui felicità tìne giammai non s’aspetta. Fece il magnanimo cavaliere il morto corpo di Dante di ornamenti poetici sopra uno funebre letto adornare; e quello fatto portare sopra gli omeri de’ suoi cittadini più solenni insino al luogo de’ Frati Minori in Ravenna con quello onore che a si fatto corpo degno estimava; intiuo quivi quasi con pul)lico piaiit seguitolo, iu un’arca lapidea, nella ((uale ancora giace, il fece poi’re. E tornato alla casa nella quale Dante era prima abitato, secondo il ravignano costume, esso medesimo si a commendazione dell’alta scienza e della virtù del defunto, e si a consolazione dei suoi auìici, i quali egli avea in amarissiiria vita lasciati, fece uno ornato e lungo sermone; disposto, se lo stato e la vita fossero durati, di si egregia sepoltui-a onorarlo. che se mai aifiiin!) altro suo merito non lo avesse memorevole renduto;v’ futuri, quello l’avrebbe fatto. Questo laudevole proponimento infra brieve spazio di tem(io fu manifesto ad alquanti, i quali in quel tempo erano in poesi solennissinii in Romagna; sicché ciascuno si ()er mostrai-e la sua sufficienza, si per rendere testi iionianza della portata benivolenza da loro al morto poeta, si per cattare la grazia e l’amore del signore, il quale ciò sapeano desiderare, ciascuno per sé fece versi, li quali posti per epitaffio alla futura sepoltura, con debite lodi facessero la posterità certa chi dentro a essa giacesse; ed al magnifico signor gli mandarono, il quale con gran peccato della foi-tuna, non dopo molto tempo, toltogli lo stato, si mori a Bologna; per la qual cosa e il fare il sepolcro e il porvi li mandati versi si rimase. Li quali versi stati a me mostrati poi più tempo appresso, e veggendo loro non aver avuto luogo per lo caso già dimostrato, pensando le presenti cose per me scritte. nel cospetto di Dio, acciò che quivi in ri poso perpetuo prenda merito delle fatiche passate. Fu la morte del nostro Poeta al magnifico cavaliere assai gravosa; il quale, fatto il corpo del defunto ornare d’ornamenti poetici, e quello porre sopra un funebre letto, sopi-a gli omeri de’ più eccellenti Ravignani il fece con quello onore che a tanto uomo si* convenia, alla Chiesa de’ Frati Minori portare, e quivi in una arca lapidea seppellire, con animo ili fargli una egregia e notabile sepoltura. Quindi alla casa, nella quale era Dante prima abitato, tornatosi, secondo il Ravignano costume, es.so medesimo, a commendazione del trapassato Poeta et a consolazione de’ figliuoli e degli amici che dopo lui rimanieno, fece uno esquisito e lungo sermone. Ma poi, infra brieve spazio essendogli tolto lo Stato, cessò il proponimento della magnifica sepoltura; per la qual cosa ancora in quell’arca dove fu (osto, le venerabili ossa dimorano. 14. Furono in que’ tempi più uomini nell’arte metrica ammaestrati, li quali, sentendo che farsi dovea al corpo di Dante una mirabile sepoltura,

feciono versi per porre in quella, testificanti e la scienzia et alcuni de*