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Sonetti del 1832 227

e stirato che si possa desiderare. Il tempo musicale di esso ha il valore di due buone massime. [V. la nota 6 del sonetto: L'Ordine de Cavallaria, 9 genn. 82].      2 Ilari.      3 Moriamo.      4 Facciamo.

UN PESSCE RARO

     Tra le trijje, linguattole1 e sturioni
Com’e cquelli ch’er Papa magna a ccena,
Tra li merluzzi e ll’antri pessci bboni
De che ll’acqua der mare è ttutta piena,

     Ce sta un pessce c’ha ttanti de zinnoni,
Faccia de donna e ccoda de bbalena,
E addorme l’omo co’ li canti e ssòni;
E sto pessce se chiama la serena.2

     Disce er barbiere3 e ll’antre ggente dotte
Che sta serena tutte le sonate
E le cantate sue le fa de notte.

     Ecco dunque perchè le schitarrate
Che ffanno li paini4 a le mignotte,
Le sentimo chiamà le serenate.


Roma,8 dicembre 1832


  1. Sògliole.
  2. Sirena, sulla quale il popolo spaccia le più strane notizie.
  3. Ne’ barbieri e ne’ calzolari risiede tutto lo scibile del volgo: e sono essi tenuti per oracoli!
  4. Eleganti, damerini, ecc. Chiunque ha un abito con falde è un paino.