Pagina:Sonetti romaneschi III.djvu/43

Da Wikisource.

Sonetti del 1833 33

i fanciulli che con mazzuole di legno vanno, nel giovedì e venerdì santo, percuotendo le porte delle case e botteghe, imitando il fragore e le altre convulsioni della natura nella morte del Figliuolo di Dio.      6 Le campane tacciono fortunatamente in Roma per due giorni, dalla mattina del giovedì a quella del sabato santo, nel qual giorno, a cui si anticipa dalla odierna chiesa la risurrezione di Cristo, riprincipiano tutte insieme uno scampanare arrabbiato, lo che dicesi sciogliersi, e si sciolgono infatti davvero per rifarsi del tempo perduto. Allora si sparano per la città colpi di ogni specie di fuoco artifiziato e di armi, negli orecchi e sugli occhi dei galantuomini che passano.      7 Prender pasqua è il quarto precetto della chiesa: alcuni pietosi ripetono la soddisfazione dell’obbligo per varie volte e in varie parrocchie, e poi vendono alle lor poste (avventori) i biglietti giustificativi che si danno al comunicato contemporaneamente colla particola. Ecco un’opera buona, che salva molti cristiani da molti buoni fastidi, cioè ammonizioni, minacce, citazioni, e finalmente infamia e scomunica notata il 25 di agosto sulla porta della chiesa di San Bartolommeo all’isola. La lista annuale però di questi contumaci non suole, fra 150,000 Romani comporsi che di una cinquantina di nomi dell’ultima oscurità.      8 Compimento.      9 Si benedicono il sabato santo dai preti che girano in cotta per le case.