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morte dei vizi collaterali alla fortezza. E qui abbiamo una gradazione innegabile. Virgilio e Dante lo passano sulla barca di Flegias: il Messo, a piedi, al modo che e Virgilio e Dante passano il fiumicello del limbo come terra dura.1 Quel fiumicello significa appunto scienza o ignoranza, secondo chi lo passa o no. È ignoranza per gl’ignoranti che non lo possono passare; è scienza per chi sa, a cui è terra dura. Così Acheronte e Stige sono morte e vita: morte, lo Stige per esempio, ai non forti, vita ai forti. E i non forti non possono andar oltre, e i forti sì. Ora poichè quelli del limbo sono corporalmente morti e Dante è corporalmente vivo, si dovrebbe attendere il solito divario tra il vivo e i morti. Ma no. Dante fa la questione se quelli del limbo possano o no scendere nell’inferno basso, passare per i cerchi, scendere dalle rovine, entrar dalle porte che gli avversari chiudono, passare i fiumi che solo a certe condizioni si passano; ed ha risposta, che sì, possono. Dunque quelli del limbo sono eccettuati, e, fuori che per il primo passo, per quello d’Acheronte, essi scendono ed entrano e passano alle condizioni de’ corporalmente vivi. E ho detto il perchè: perchè ebbero le virtù opposte alle tre disposizioni, cioè la vita opposta a quelle tre morti. Mancò loro solo la vita opposta alla morte dell’Acheronte. Ma questa morte comprende tutte le altre morti: la mancanza di battesimo involve tutto il peccato, tutta la tenebra, tutta la morte. E così? Così Catone dirà di Marzia che2 “di là del mal fiume dimora„; misticamente

  1. Inf. IV 108 segg.
  2. Purg. I 88. Ingegnosissimi sono gl’interpreti nello spiegare quel «di là», come sottilissimi nel