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il vestibolo e il limbo 65

l’ebbero; ma in atti di libero arbitrio non proruppero; sì gli angeli sì gli uomini. E perciò hanno martirii oltre il duolo. Ma volontario è il difetto di lume nei non battezzati, come volontario è il rifiuto di libertà negli sciaurati; e perciò sospirano ora in vano gli uni e gli altri, e si lamentano di questa loro sorte che avrebbero potuto evitare. Sì; ma di quelli che videro la croce ed ebbero il lume, i sospiri sono guai, e di questi altri che non videro l’una e non ebbero l’altro, i lamenti suonano come sospiri. Pure in questi ultimi, che lume non ebbero, il difetto di libertà è assoluto e nulla la ragion di meritare; il che non si può dire dei primi. I quali perciò sono fuori dell’inferno, come gli altri sono dentro. E perchè non ebbero lume, i non battezzati vivono nella tenebra; e perchè non se ne fecero rischiarare, quasi non l’avessero avuto, gli sciaurati vivono tra un’aria tinta e in luogo, in cui appena si discerne “per lo fioco lume„.

Tuttavia nel limbo è alcuna luce. Sì; ma di un fuoco; è luce umana e non divina, per così dire; d’arte e non di natura.1

               Non era lunga ancor la nostra via
               di qua dal sonno; quando vidi un foco,
               ch’emisperio di tenebre vincia.

  1. Inf. VI 67 segg. L’interpretazione di quel terzo verso mi pare che si debba fondare sul credere emisperio di tenebre soggetto, e sul derivare vincia da vincere, avvincere. Il fuoco ha natura misteriosa; non allontana le tenebre; splende tra il buio. Al suo chiarore non si vede se non ciò che è sott’esso. Fiammeggia nel buio, senza proiettare i suoi raggi.
Sotto il velame 5