Pagina:Spaccio de la bestia trionfante 1863.djvu/52

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bidi occhi al volto: non ti vergogni, gli disse, o figlio di Troo? pensi ancor essere putto? Forse, che con gli anni ti cresce la discrezione, e ti s’aggiunge di giudizio? Non ti accorgi ch'è passato quel tempo, quando mi venevi ad assordir l’orecchie, che allora uscivamo per l’atrio esteriore, Sileno, Fauno, quel di Lampsaco ed altri si stimavano beati, se posseano aver la commodità di rubarti una pizzicatina, o al meno toccarti la veste, ed in memoria di quel tocco non si lavar le mani, quando andavano a mangiare, e far de le altre cose, che li dettava la fantasia? Ora disponiti, e pensa, che forse ti bisognerà di far altro mestiero. Lascio, che io non voglio più frasche a presso di me. Chi avesse veduto il cangiamento di volto di quel povero garzone o adolescente, non so, se la compassione, o il riso, o la pugna de l’uno e l’altro affetto l’avesse mosso di vantaggio.

saul. Questa volta credo io, che risit Apollo.

sof. Attendi, perchè quel ch’hai finora udito non è altro che fiore.

saul. Dì pure!

sof. Ieri, che fu la festa in commemorazion del giorno de la vittoria de’ dei contra li giganti, immediatamente dopo pranzo quella, che sola governa la natura de le cose, e per la qual gode tutto quel che gode sotto il cielo,

La bella madre del gemino amore,
La diva potestà d’uomini e dèi,
Quella, per cui ogni animante al mondo
Vien conceputo, e nato vede il sole,
Per cui fuggono i venti e le tempeste,
Quando spunta dal lucid’oriente,
Le arride il mar tranquillo, e di bel manto
La terra si rinveste, e le presenta