Pagina:Spanò Bolani - Storia di Reggio Calabria, Vol. I, Fibreno, 1857.djvu/34

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capo secondo 9   

chiedendo solleciti ajuti al suo alleato Ippocrate, tiranno di Gela. Ma quando Ippocrate fu prossimo a Zancle colle sue milizie, circonvenuto dalle sagaci pratiche di Anassila, anche a questi si unì contro Scite: e ad un animo Samii, Gelesi e Reggini mossero a’ danni di Zancle. La quale, non avuto nè tempo, nè bastevole forza alla difesa, ivi a non molto piegò all’impeto dei nemici, e si rese a discrezione. Lo sventurato Scite fu incatenato, e chiuso nella rocca d’Inico presso Gela. Zancle col suo territorio fu data in dominio a’ Samii, co’ quali Anassila ed Ippocrate fermarono lega.

II. Non fu lunga però l’amicizia tra Anassila ed i Samii. I vecchi rabbuffi tra due potenti vicini mai non si spengono; anzi viapiù prendono forza dal tempo. Questi rabbuffi avevano indotto Anassila il vecchio ad istigare i Messenii contro i Zanclei; questi spingevano testè il giovine Anassila a dar la città medesima a’ Samii; questi cominciavano dappoi ad accendere nel costui animo la smania di ridurre Zancle in sua potestà, togliendola a’ Samii. Consolidando così il suo stato sulle due opposte rive dello stretto Siculo, ben si avvisava aver piana la via alla sua futura grandezza. Tenace nel suo scopo, colse agevole cagione di ottenerne l’effetto. Mosse guerra a’ Samii, i quali rimasero finalmente battuti; (Olimp. 71, 1. av. Cr. 496.) ed il vittorioso Anassila, insignoritosi di Zancle, ne cangiò l’antico nome in Messena, a ricordanza della perduta patria e del nuovo acquisto. Mise in Messena a governarla in suo cambio il reggino Micito, uomo virtuoso e suo fidatissimo familiare. Nè è a dirsi a quanta potenza e floridità siensi sollevate le città di Reggio e di Messena sotto l’energia e l’unità del governo di Anassila. Costui, se facendosene tiranno, tagliò molti nerbi alla pubblica libertà, fece nondimeno gloriosi i due popoli, e ne ampliò il territorio. Messa in ordine un’armata considerevole, cominciò a percuotere nelle navi de’ Tirreni, che solcavano senza contrasto quel mare Italico, a cui da rimoti tempi avevano imposto il loro nome. Per la qual cosa i Tirreni, mal sopportando che altri molestasse loro quel predominio marittimo che avevano conservato per tanti secoli, si diedero a dar la caccia alle navi di Anassila, uscendo di continuo dalla rada di Scilla, e delle isole Eolie ch’erano da loro occupate. Ma Anassila stette loro contro con imperterrita fermezza, e gli venne fatto al fine di scovarli da Scilla, che fu resa da lui inespugnabile, e posta a baluardo validissimo del territorio reggino contro le incessanti correrie delle navi nemiche, (Olimp. 71, 4. av. Cr. 493.) Così diventò potentissimo; e non a torto le vicine repubbliche Italiote cominciarono ad averne sospetto. Il quale poi s’accreb-