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24 | libro primo |
CAPO QUARTO
(Dall’Olimp. XCII alla XCVIII. 2.)
I. Quando nessuno pensava, che in Siracusa potesse correre alcun risico la pubblica libertà, (Olimp. 93, 4. av. Cr. 405.) un suo privato, e ricco cittadino, recando a propria utilità la confidenza in lui collocata dai suoi compatrioti, ridusse la patria in servitù, e se ne fece tiranno. Questi era Dionisio, la cui malvagia potenza quanto abbia sbigottito le libere città di Sicilia e della Magna Grecia, è assai manifesto. Ma Reggio, come vedremo, fra tutte le repubbliche degl’Italioti è stata principalmente posta segno ai colpi del tiranno di Siracusa, a cui però contrastette lungamente con indomito coraggio.
Accortisi i Siracusani che Dionisio, il quale sopra ogni civil costume viveva già a uso di principe, studiava ogni via di mutar in tirannide lo stato, ordirono parecchie congiure a torgli la vita. Ma i loro tentativi, tornati sempre infruttuosi, non valsero che ad affrettare la perdita della loro libertà, ed a consolidare nelle mani di lui la temuta signoria. Contro il quale furono i Siracusani appoggiati da varii popoli di Sicilia, e massime da’ Messeni. Nè i Reggini, che per la loro prossimità e comunanza di origine erano affratellati co’ Messeni, negarono i loro ajuti a’ Siracusani. Queste due repubbliche di Reggio e di Messena spedirono non meno di ottanta triremi in ausilio de’ Siracusani, ed a repressione di un ambizioso cittadino, che minacciava le comuni libertà.
Dionisio fu condotto a tali angustie che si teneva spacciato, (Olimp. 95, 1. av. Cr. 400.)ma negli estremi cimenti avuta propizia la fortuna, non ebbe più ostacoli nella via del potere, e si usurpò di viva forza lo stato. E quando la sua potenza cresceva sem-