Pagina:Spanò Bolani - Storia di Reggio Calabria, Vol. I, Fibreno, 1857.djvu/64

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capo quinto 39   

in occulto, per trovar tempo e modo di racquistare quella libertà, della quale li aveva spogliati il vecchio Dionisio.

E’ sembra che la mente del giovine Dionisio, all’esordio del suo governo, fosse soprattutto preoccupata delle cose della vicina Italia; perciocchè fu suo primo proposito di trasferirsi egli stesso in Reggio con ottanta triremi. (Olimp. 103, 3. av. Cr. 366.). E volle che per sua residenza vi fosse costruito un sontuoso palagio, cui ordinò che facessero leggiadro contorno due filiere di platani, albero introdotto allora per la prima volta nella Magna Grecia. E la città così nobilmente restaurò, che a’ Reggini fu mitigata la dolorosa rimembranza delle patite avversità. Certo è pure che ne’ primi anni della sua signoria nessuna cosa operò presso gl’Italioti, onde gliene seguisse rimprovero; anzi pose ogni studio a rimarginare le ferite che suo padre avea lasciate ancora aperte e sanguinanti. Conciossiachè dopo di aver rifatta e rabbellita Reggio in molte guise, e chiamatala Febea, quasi città del Sole, ebbe l’animo a far risorgere la distrutta Caulonia, ove volle inoltre che fosse fondato un edifizio a sua dimora.

Reggio, Caulonia, e Locri erano divenute l’ordinaria stanza di Dionisio, e radamente e’ passava in Siracusa, ove teneva le sue veci Timocrate. Ma le congiure de’ Sicilioti, che si maturavano di soppiatto, non tardarono a scoppiare in repentina e violenta sollevazione contro Dionisio; dalla quale mal sapendo guardarsi, fu rovesciato con tal precipizio, che fece meraviglia a que’ medesimi che avevano posto mano a ruinarlo. Della qual cosa dirò brevemente i principii, perchè non manchi chiarezza al mio racconto.

IV. Fra i cittadini di Siracusa che avevano grande stato, e per nobiltà ed altezza d’animo soprastavano altrui, era primo Dione, il quale aveva per moglie una sorella di Dionisio, detta Arete. Questo Dione mal tollerava che la patria sua gemesse sotto il peso della tirannide; nè il taceva a persona. Ciò non andava a sangue a Dionisio, il quale temeva che la popolarità del cognato potesse preparargli qualche mal giuoco. Quindi erasi messo nell’animo di farlo morire; ma Dione come prima n’ebbe sentore, si stette per più dì mucciato presso i suoi parenti: poi dileguatosi dalla Sicilia, fuggì a Corinto con Megacle suo germano, e con Eraclide, capitano delle guardie di Dionisio. Il quale allora saputane la fuga, per fargli villania forzò sua sorella a romper fede al fuggitivo, ed a passare a novelle sponsalizie con Timocrate ch’era suo favorito. Nel suo esilio Dione andò rivolgendo daddovero nella mente il proposito di mutare in fatto quel che prima non era forse che una generosa