Pagina:Spanò Bolani - Storia di Reggio Calabria, Vol. I, Fibreno, 1857.djvu/81

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   56 libro primo

a terra, come aveva in animo, sulla riviera reggina. Quindi il re, che pure aveva un navile di centodieci galee, prese di affrontarsi col nemico; ma venuto alla pugna, n’ebbe la peggio: poichè la ciurma, ch’era stata cernita per forza ed a tutta prescia in Sicilia, il serviva assai di mala voglia. Settanta legni da guerra di Pirro furono calati a fondo, e non più che dodici afferrarono senza avaria il paese de’ Reggini, ove la fanteria smontò in terra. Quivi Pirro si vide altresì necessitato di azzuffarsi co’ Mamertini che traghettato lo Stretto con diecimila uomini, e congiunti co’ Campani, avevano fatto testa non molto di lungi da Reggio ad attenderlo. Ed avvenutosi in loro toccò gravi perdite, ma pur si aperse il varco in mezzo alle saette nemiche. Nè ciò bastava; chè i Campani, imboscatisi in luoghi malagevoli, impetuosamente si avventarono al retroguardo, uccidendogli due elefanti, e molti soldati. Per la qual cosa Pirro accorrendovi, colla voce e col gesto dava animo a’ suoi, ed infuriava contro que’ forti ed animosi nemici. Ma ferito in testa nel calore della mischia, e costretto a trarsi in disparte in sul meglio, ne avvenne che i Campani prendessero maggior lena ed ardire, sicchè un di loro ch’era così ajutante della persona, come prode nell’armi, fattosi agli altri innanzi, con voce alta disfidava Pirro a singolar tenzone. Il re allora irritatissimo gli si volse contro co’ suoi, brutto ancor di sangue, e coi capelli arruffati. E prevenendo il Campano che non si aspettava tal furia, gli diede del brando sul capo, e glielo fesse in due. Di che sbalorditi i Campani restarono d’inseguire il nemico; il quale diresse senz’altro intoppo il suo cammino per Locri. E si trovò così bisognoso di pecunia, che non ebbe scrupolo di far suo il tesoro del tempio di Proserpina, ch’era tenuto da quel popolo in gran veneranza. Poi devastò in passando Crotone; le quali città, come dicemmo, erano ritornate alla fede di Roma. Giunse da ultimo a Taranto, forte tuttavia di ventimila pedoni e tremila cavalli.

VI. Mentre così la guerra tra i Romani, e Pirro e i Tarentini rinciprigniva, i Mamertini di Messena, ed i Campani di Reggio, costituiti a stati popolari, si affaticavano a raffermare la loro scambievole forza e prosperità; e ad estendere sempre più il loro dominio sulle genti contigue. I Mamertini avevano dilatato tanto la loro potenza in Sicilia, che giunsero a dominarne la terza parte, mentre il rimanente era diviso tra Siracusani e Cartaginesi. I Campani di Reggio si collocarono anch’essi in sì alto grado, che fecero guerra a Crotone, e se ne insignorirono, fugandone il presidio romano. Ed osteggiarono eziandio Caulonia, che si era data a Roma; ed espu-