Pagina:Specchio di vera penitenza.djvu/124

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96 distinzione quinta. - cap. i.

cato, che si chiama infermità dell’anima, della quale chiedeva d’essere sanato santo David profeta, quando dicea: Miserere mei, Domine, quoniam infirmus sum; sana me, Domine: Signore Iddio, abbi misericordia di me, però ch’io sono infermo; sanami tu. E dice che la ’nfermità è nascosta; chè, avvegna dio che alcuna volta l’opera del peccato sia palese, la volontà rea, ch’è cagione e radice del peccato, è occulta. E però, quantunque il peccato sia palese, eziando al prete confessoro si vuole confessare in confessione segretamente, come a giudice, e per la mala volontà che è celata, e perch’egli sa il peccato ch’è palese come uomo, e conviene che gli si dica come a vicario di Dio, e a giudice posto sopra i peccatori. E però dicea la seconda diffinizione posta di sopra: Coram sacerdote: che si dee fare a’ preti; però che al prete, quando s’ordina, si dà la podestà e la balía d’udire la confessione de’ peccati, e di prosciogliere della colpa, e di legare a certa pena, nel modo che si dirà più specificatamente più innanzi. Onde conviene che la confessione sia ligittima, cioè fatta con legge e con ordine; chè non ogni prete può assolvere ogni peccatore né da ogni peccato, ma quanto e come a cui concede la santa Chiesa; sì come diremo ordinatamente nel processo del Trattato. Contenevasi ancora nella diffinizione data, la cagione e l’effetto della confessione, in ciò che dicea: Cum spe venioe: che dee avere l’uomo che si confessa, speranza di perdono; chè sanza la speranza, che dee muovere l’uomo a confessione,1 non s’averebbe il perdono, che è l’effetto e ’l frutto della confessione. Or, come il prete perdoni il peccato, e quanto si stenda la virtù delle commesse chiavi, altrove lo diremo. Qui basti quello che è tocco2 leggermente, per dare ad intendere che cosa è confessione,

  1. Ediz. 95 e 85: muovere il peccatore a confessarsi.
  2. Benchè non confermata dal nostro Testo, accettiamo la lezione del Salviati.