Pagina:Specchio di vera penitenza.djvu/60

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32 distinzione seconda. — cap. vi.

mente e sempre infino alla morte essere disposta, che quante volte le viene a mente d’avere offeso Iddio peccando, tante volte se ne penta e dolga. E a ciò s’accorda il detto di san Tommaso e degli altri dottori, i quali non pongo ora qui per iscrivere brieve.

Essemplo abbiamo di ciò di san Piero, del quale si legge che quante volte si ricordava d’avere negato Cristo, che spezialmente intervenía quando udiva cantare il gallo, tante volte duramente e dirottamente piangea; e per le molte lagrime che piangendo gittava, portava uno sudario in seno, col quale l’asciugava; onde avea tutte le guancie riarse per le molte lagrime. Deh cristiano, del sangue di Cristo ricomperato e mondato, non ti sia rincrescimento di spesso ricordarti e dolerti de’ peccati commessi, acciò che riconcilii Iddio e gli Angioli suoi, i quali peccando offendesti! Troppo è grande pericolo averli per nimici.


CAPITOLO SETTIMO.


Dove si dimostra come la vita e la dottrina di Cristo e de'Santi c'induce a fare penitenzia.


La settima cosa che c’induce a fare penitenzia, è che ’l nostro Salvatore Iesu Cristo ci ammaestra per sé medesimo e colle parole e coll’essemplo. Coll’essemplo, che immantanente dopo il battesimo entrò nel diserto, e digiunò quaranta dì e quaranta notti; e fu tentato dal diavolo per dare essemplo a noi, non per bisogno ch’avesse egli; e per darci aiuto, acciò che colla sua penitenzia e colla sua tentazione la nostra penitenzia potessimo meglio portare, e le nostre tentazioni virtuosamente1 vincere: come, secondo che dice san Gregorio, la nostra morte egli vinse colla morte e passione sua. Le parole

  1. Il Testo delle Murate: e le nostre tentazione vittoriosamente.