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Non vivevano più altro che donne crudeli, le quali li precipitavano sempre più basso, nel fango.
E lui giaceva davvero in mezzo al fango e alla polvere della strada. Tra per lo sbalordimento della caduta e lo spasimo che provava nel corpo e nell’anima, non era capace di muoversi.
Emilia intanto andava avanti. Il cavallo di Gianni appena si fu accorto che l’uomo, che certo stimava essere il suo padrone e che amava per lunga dimestichezza, era caduto, s’arrestò di botto e nitrì. Questo nitrito fece voltar l’Emilia che s’arrestò e gridò, senza collera:
— Torna a Salvori, e non darti pensiero di nulla: ho dimenticato. Ma ho bisogno d’esser sola. Via, non t’accasciare! Porta questo a tua madre, e consolati.
Gianni senti un corpo grave che venne a battergli sulla fronte con suono metallico; era un borsellino con alcune monete d’oro ch’Emilia portava sempre in tasca per vezzo.
Certo ella non intendeva offenderlo con questo; a mente calma e con le idee che aveva, ella non poteva persuadersi ch’egli fosse altro che un servo, naturalmente pauroso e avido di denaro. Per lui invece fu più che un’offesa; fu l’ultimo colpo di baio-