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La casa dove abitava era posta sopra un’altura, dominava la città, il porto e un vasto tratto di mare.

Tutte le sere verso il tramonto si metteva a una di quelle finestre, e guardava malinconicamente lo splendido quadro.

Guardava e pensava.

Le sue giornate erano piene di mille affari, gravi e penosi, quali gliel’imponevano le circostanze e la carica ch’egli occupava. Ma, a quell’ora di pace verso il tramonto, non aveva la forza di rinunziare.

Era una sera di settembre; il sole scendeva maestosamente; dorava le nubi che lo circondavano, illuminava le bianche vele delle navi che passavano sul mare, faceva brillar come acciaio brunito le onde, e andava a nascondersi dietro alle più alte cime dei monti. Il giorno moriva con tutta la sua pompa; discendeva nella tomba con tutto lo splendore della sua gloria; entrava nell’immenso infinito, nel regno sconosciuto, dove vanno i giorni che muoiono e le vite che si spengono; siccome l’anima del forte che sfavilla fino all’ultimo istante.

Oh, i bei tramonti d’autunno! Il loro fulgore armonizza bene colla natura terrestre, nel momento in cui ci offre i più nobili frutti: la fine dell’uomo che, giunto all’estremità della sua vita, s’affatica