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— Tieni, disse la fanciulla porgendogli una moneta d’argento che il giovane lasciò cadere a terra arrossendo fino ai capelli.
Ma Emilia non se ne accorse: il cocchiere aveva allentato il freno ai cavalli che sentendosi vicini a casa andavano via come il vento.
— È partito quella testa balzana! borbottò il signor Luigi fra i denti.
— Ha fatto il suo dovere di giovane d’onore, disse Emilia; ora lo stimo di più.
— Si capisce! sempre romantica.
— O che e’ entra il romanticismo in questo, caro zio?
— Già, già, la vostra Italia! Imbecilli! Quanto a te, era ch’è diventato un eroe, a lasciarti fare, te lo sposeresti. Per me, sai, tu sei libera. Non sono tuo padre, e però non posso che consigliarti; ma, credi a me, faresti uno spropositone. È ricco sì, e abbastanza grullo, anche lui, ma c’è quella birba del nonno che ti terrebbe a bacchetta; e poi, sempre in campagna, figurati che divertimento!
— Non aver paura, zio, non lo sposerò; ma non per questi motivi.
— Perchè dunque?
— Perchè non l’amo.