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ancora di mettersi in viaggio. La povera ragazza era stata per morire: la sua malattia aveva durato tutto il tempo che Emilia aveva passato in casa dei Conti di ***.

Così aveva consumato quel po’ di risparmio messo da parte ne’ primi mesi, e poi non aveva potuto lavorar più. Ma Emilia non faceva le sue benificenze a metà, nè a capriccio.

Appena tornata a Salvore ella aveva risarcito il danno della malattia alla giovane operaia, che partiva benedicendola con un bel gruzzolo di denaro, e la sua Angioletta vestita a novo come una piccola contessina.

L’inverno voleva esser freddo: la solita bora soffiava.

La povera Emilia pensava sul serio come doveva passare quel brutto inverno.

Che giorni tristi s’aspettava, che giorni sconsolati! Vivere così, con tante tristezze nell’anima, in un paesetto estraneo alla vita intellettuale che si svolge nelle grandi città, e assorbe e consola tante pene; tra gente oziosa, sempre disposta a occuparsi de’ fatti altrui per distrarsi dalla propria noia, è veramente una condizione intollerabile.

Ella avrebbe voluto almeno poter viaggiare; per-