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non valevano un sorriso di quelle belle faccio giovani sulle quali si rifletteva la vita colle sue più dolci emozioni.
— Poichè siamo tutti uniti, disse a un tratto il conte nonno, e persuasi di volerci tutti bene, sarebbe ovvio che provvedessimo alla felicità delle generazioni future, come il nostro dovere comanda.
A quest’esordio il signor Luigi avrebbe voluto essere a cento miglia lontano; ma dal momento che ciò non dipendeva dalla sua volontà s’inchinò col più amabile sorriso, attestando al conte ch’egli comprendeva tutta la saggiezza e l’opportunità di questo consiglio.
— Ebbene, signor Luigi C. disse il conte nonno alzandosi: le chiedo per mio nipote, il conte Cesare di ***, la mano della sua pupilla.
Uno scoppio d’applausi destò gli echi della sala: Cesare e le sue sorelle esternavano in questo modo la loro profonda soddisfazione.
La signora Ottavia e Emilia che erano sedute vicine si abbracciavano e piangevano di gioia.
Il tutore s’alzò a sua volta e dichiarò al signor Conte che accettava tale domanda come un onore per la sua pupilla e per sè.
Povero signor Luigi! Egli decretò in quel mo-