Pagina:Speraz - Dopo la sentenza.pdf/68

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bello, che era suo marito, se ne stava là curvo su’ suoi libracci, come se non ne avesse saputo nulla, vicino a lei, che tutti dicevano bella, e non s’era mai dato pensiero di vincere la sua freddezza. E non basta. Quando la noia incosciente, la tristezza d’una vita senza scopo l’aveva spinta a cercare la morte, egli l’aveva chiusa in un manicomio.

Oh! non era pazza lei, no. Ne era sicura, adesso più che mai. Non era pazza. Il suo cervello poteva analizzare, scrutare, riflettere come le persone più intelligenti.

Ma il soggetto delle sue ricerche era così prepotente, che le dava le vertigini. Le sue meditazioni la immergevano in una prostrazione così dolorosa e le mettevano addosso uno sgomento così fiero, che ora, sul serio, aveva paura d’impazzire.

Una sorda ribellione ruggiva nel suo petto; a momenti l’agitavano degli impeti di odio.

Uno di quei giorni, mentre il signor Garneri si consolava di vedere lei