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Emma non le lasciò il tempo di concludere. Indignata fin dalle prime parole, non seppe, o non si curò di nascondere il proprio sentimento.

Qualcosa della scena nella camera matrimoniale, delle lagrime della signora e della sua visita notturna al marito, si era propalato nella casa. I domestici sorpresi a discorrere sottovoce, tacevano di botto. La cameriera sorrideva in pelle, appena il cuoco la guardava. Del resto tutta vecchia gente di casa, gente discreta, interessata a celare le magagne dei padroni.

Emma non poteva essere senza sospetti. Un breve esame del viso di Leopoldo le aveva rivelato, fin dalla sera innanzi, che egli celava un nuovo travaglio.

Per illuminarla completamente non ci volevano che le parole di Cleofe dette con quella speciale intonazione dell’ipocrisia, che l’ipocrita non può sempre dominare.

D’altronde, ella sapeva da molto tempo che Andrea era l’amante di Cleole.

Dunque?

Il colpevole còlto in flagrante si sottometteva alla necessità di assopire le chiacchiere dei maldicenti? L’onore innanzi tutto. E poichè lei c’era, doveva ben servire a qualche cosa! Non dubitò un istante che la stessa Cleofe avesse escogitato sì bell’espediente.

Ma Celanzi?

Ma Leopoldo?...