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si lasciava vincere da quella sottile ebbrezza. La testa appoggiata sulla spalla di lui, le palme abbandonate, essa lo ascoltava chetamente. Quella voce soave la cullava; quelle parole appassionate la trasportavano fuori del mondo.

Dopo un silenzio che durò alcuni istanti, Fausto riprese:

— Questo stato dell’anima mia è incomprensibile a me stesso. Non saprei scrutarne la natura. Le cause mi sfuggono. Davanti a certi misteri dell’anima e del sentimento siamo tutti ignoranti. La scienza dà una formula, come la fede un dogma. Il fenomeno resta inesplicato e il mistero ci deride. La sola cosa che io so è che l’amor mio, quest’amore nuovo che mi lega a te, è di sua natura indistruttibile; ma so pure che mi deve distruggere. E il perchè di tale distruzione lo intravedo. Ci dev’essere troppo distacco, troppa disarmonia fra quest’amore e la mia indole, fra le