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un dolore acuto, sopraffatta da una potenza ignota, irresistibile.

Il pezzo finiva stupendamente con un canto largo, pieno di voluttà e di sospiri, che andava perdendosi lontano.

Uno scoppio di applausi salutò il maestro. E siccome l’entusiasmo delle signore si prolungava un po’ troppo, Ruggeri ebbe lo spirito d’interromperlo intonando un valtzer.

I giovani si misero a ballare in mezzo alle acclamazioni e agli evviva.

Argìa rientrò; voleva ballare anche lei. Era mezza sbalordita, con le ossa rotte, le membra pesanti; ma voleva ballare. Ballare fino alla vertigine, fino all’annientamento delle forze.

E in fondo all’anima aveva un sentimento oscuro di dover fare così; era un obbligo, una promessa. A chi aveva promesso? A suo padre? Oh! no!... Uno più potente di lui le aveva imposto di tutto obliare.