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Bastò tale atto per far cadere la collera di Fausto, che si gettò su lei per trattenerla; disperato; ansimante.

— Lasciami morire! — ripeteva Argìa con voce sorda. — E tu vivi; per amor mio! Tu devi vivere e io devo morire!...

Finalmente egli riuscì a disarmarla. Allora soltanto s’accorse che, nella lotta, Argia si era ferita alla mano sinistra. Il sangue colava e le goccie si fermavano come perle di granato sul vestito di flanella celeste.

Le mani del medico tremavano così forte, ch’ei non riesciva a fasciarla.

E aveva voluto ucciderla!...

— O Argìa! Argìa!... Amore santo; amore mio unico!... Perdonami; perdona al tuo povero Fausto che ti ha insultata, ferita... Non togliermi il tuo amore, non rifiutarmi la suprema consolazione di morire con te!...

Piangeva come un fanciullo, vinto da un impeto nuovo di tenerezza.