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E non sapeva staccarsi dal desiderio ostinato di ritrovare quel posto... proprio quello!

A un tratto si fermò.

Era là, forse?

Non sapeva decidere, ma il luogo gli piaceva.

Era ritornato a quel fitto di piante altissime e vecchie, dai tronchi neri, deformi; ma ora si trovava dalla parte opposta. Qui il luogo era meno selvaggio, egualmente triste. Rami secchi, vecchi tronchi spezzati erano sparsi sulla neve, coperti di neve alla loro volta.

Presso al fiume un albero intero giaceva abbattuto, come un gigante morto.

Fausto andava in su e in giù lentamente; sognando; inseguendo la sua visione; e di tratto in tratto si scuoteva di dosso la neve con un gesto automatico.

Quello era l’asilo... sì, là sotto a quei rami... Nessuno li avrebbe cercati, nè visti per caso... fino a primavera. Qualche superstizione doveva pesare su quel luogo remoto,