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finestra che era nell’angolo più remoto, serrandole i polsi; scuotendola con involontaria violenza.
Il primo impeto lo agitava ancora; ma era evidente che voleva dominarsi.
Argìa non fiatava.
Lasciata libera, si appoggiò al muro per non cadere. I suoi occhi muti fissavano il suolo. Pareva insensibile. Non le balenava neppure che il cuore del suo povero babbo aspettasse una rivolta suprema; contro quelle asprezze; che lei avrebbe dovuto trovare ingiustificate; pazzesche.
Egli la guardava intensamente; spogliandola con l’occhio del medico; e tremava come un paralitico.
Finalmente proruppe.
— Non dici niente?.. Non ti ribelli?.. È vero, dunque; è vero! Tu confessi... Ti sei lasciata... Uff!...
Digrignò una bestemmia e una parolaccia e