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teso nella persona e nella espressione del volto.
— No! - ripetè - e la sua voce morì come strozzata.
— No?... Che cosa “no„?...
Egli non capiva realmente.
Era tanto anormale quel “no„ per lui, che la sua intelligenza si ribellava.
— Parla, scimunita! Che cosa “no„?
La voce tuonò a insaputa di lui. Ora la collera lo prendeva davvero: lo schiantava. Era un uragano, un ciclone. Con un gesto istintivo si sbottonò il colletto. Soffocava. Dopo un istante, con voce rauca e concitata rantolò:
— Parla, Argìa! Che cosa è quello che non vuoi?...
— Non voglio che Fausto mi sposi!... disse Argìa con voce ferma.
Era troppo. La longanimità del padre non giungeva fino a tale eccesso.
Di scatto egli balzò in piedi e si avventò su lei coi pugni stretti, livido; tanto più esaspe-