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nell’ingranaggio 113

posto di maestra; ma a patto di essere rispettata e libera almeno nella sua casa, di poter seguire i suoi gusti e conservare le abitudini di persona educata, a cui non poteva più rinunciare.

Ora invece era condannata a dibattersi fra manie di suo padre e il bigottismo di sua zia. E presto sarebbe venuta la miseria, dacchè per ogni più misero posto di maestra vi erano almeno trenta concorrenti. L’offerta di mistress Thionny veniva dunque a proposito; era l’àncora di salvezza; ma era pure la più completa rinuncia a al suo amore. Prima di risolversi ad accettarla voleva parlare con Giovanni: dirgli tutto: il discorso che aveva avuto con Edvige la vigilia del giorno in cui era uscita dalla sua casa; quello che sapeva di lei; quello che aveva sofferto e sperato, e la posizione tristissima in cui si trovava. Se lui le diceva d’amarla ancora, se manifestava la risoluzione di divorziare e sposarla, lei si sarebbe presa una camera mobiliata fuori di casa e avrebbe aspettato. Se poi lo trovava indifferente, se l’aveva dimenticata, o semplicemente se non aveva il coraggio di sacrificarle sua moglie: ebbene, allora sarebbe partita direttamente per Napoli, dove insieme alla signora Thionny avrebbe certo trovato anche il professore Rachelli, del quale sapeva le intenzioni.

Indossò un vestitino di lanetta fine, di un ton grigio azzurrato, con un giacchettino di velluto Turchino cupo; in testa una cappottina empire di velo grigio e velluto turchino; ombrellino e guanti assortiti al resto.

Con l’animazione insolita della sua fisonomia e questo costumino così semplice ed elegante, la