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nell’ingranaggio 199

non pianga. Non si tratta di piangere: si tratta di salvarlo: le pare?

— Oh! esclamò Gilda alzando gli occhi pieni di speranza verso di lui: lo salverà, vero?...

Il medico sorrise.

— Lo speravo, disse; ma dacchè siamo in due a volerlo salvare, a qualunque costo, vorrei dire che ne sono certo. Ma bisogna essere forti, vigilare continuamente, perchè la malattia è violenta e artificiosa; e farà di tutto per sorprenderci. Ora bisogna che gli facciamo bere questa pozione.

— Gli alzi la testa, io gli aprirò la bocca... così... brava!... ecco fatto!... Ora corichiamolo bene sul guanciale, Così... Poveretto!... non s’è accorto di nulla. È nel massimo torpore. Può restare così per una ventina di giorni.

— Oh dottore! che dice! — esclamò Gilda spaventata, e rimettendosi a piangere.

— Se lo dico, mia cara ragazza, è perchè non mi pare il caso di spaventarsi. Può essere che non duri tanto. Ma io mi contento se non lo riprende il delirio.

Gilda trasse un lungo sospiro.

— E ella conta di restare qui? — domandò il dottor Rambaldi dopo un momento di silenzio.

— Finchè non e guarito, non mi muovo di certo — rispose lei francamente.

— Va bene! allora ci vedremo spesso. Ma siccome le forze umane hanno un limite, anche nella massima gioventù, bisogna ch’ella non le consumi subito tutte, se vuol durare fino alla fine. Là c’è una ottomana; ella vi potrà dormire qualche ora.

Egli guardò l’orologio.