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nell’ingranaggio 19


L’offesa le parve tanto pungente che volentieri avrebbe dato sfogo al suo risentimento.

Si fece forza e andò a tavola.

Ma quando dovette sedersi fra Lea e la signora Pianosi, di fronte a Giovanni che la guardava aggrottato, fu colpita improvvisamente dal pensiero ch’egli poteva sospettarla di spionaggio o almeno d’indiscrezione, e i suoi occhi si empirono di lagrime, le sue guance impallidirono.

— Si sente male? — domandò il padron di casa chinandosi verso di lei.

Questa domanda, e più il modo con cui fu fatta, la rianimò e le rese la sua presenza di spirito.

— Non è nulla — rispose cercando di sorridere: — sarà perchè sono stata un poco troppo in giardino: il sole mi ha fatto girare il capo.

Era vero quanto al giardino; ma dal sole la riparava il cappello di paglia. Ella stessa si maravigliò di quella scusa fallace, trovata così rapidamente e detta con tanta franchezza.

Egli non insistette di più; ma la fanciulla s’accorse poi che i suoi sguardi si posavano molte volte sopra di lei con interesse e curiosità, e il pranzo fu piuttosto silenzioso, nonostante la gajezza di Lea e la spigliata loquacità della signora Edvige.

II.

Una di quelle sere si faceva una gran festa sul lago. Dei battelli illuminati, ornati di palloncini alla veneziana, lo solcavano in tutti i sensi. Da Arona si erano staccati diversi piroscafi pieni di signore e signori venuti a posta da Milano.