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238 | nell’ingranaggio |
strati, i capelli neri, forse non senza ajuto. Una faccia su cui non era possibile indovinare gli anni, se quaranta o cinquanta magari passati, con larghi avanzi di una grande bellezza e qualche cosa di molto antipatico nella espressione.
Gilda s’inchinò, pensando involontariamente alla figura che avrebbe fatto vestita da uomo con quelle forme così ridondanti.
— Lady Sarah Dudeley, moglie dell’ambasciatore dell’Inghilterra al Giappone, parente di lord Beasconsfieìd, scrittrice celebre di romanzi...
Stordita da tutti questi titoli, Gilda fece un inchino più profondo del primo, e guardò bene questa romanziera.
Era una donna ancora giovanissima sui ventisette o ventotto anni al più, bionda, con gli occhi azzurri, bellissimi lineamenti e proporzioni del corpo stupende; ma la carnagione del viso era già sciupata da quel tono rossastro, quel tono di carne cotta o meglio bruciata, che guasta tante bellezze inglesi. Il naso specialmente aveva uno strano colore per una signora così distinta.
Le altre due donne erano forestiere anch’esse: una tedesca: la baronessa Tekel ed una rumena, con un nome in ich. Tutte e due studiavano il canto con uno dei primari maestri, il vecchio Ramperti, dieci lire per lezione, in certe occasioni anche venti lire, e aspettavano la prima scrittura. Tutte e due mostravano di avere varcati i trenta anni e non erano belle, ma riccamente vestite, specialmente la rumena che aveva con sè una nipote di quindici anni — in realtà sua figlia — e si dava per moglie di un alto ufficiale. La Tekel era accompagnata da un vecchio