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tempo, e nascondendosi, con la furberia accanita degli spostati volgari, che hanno finalmente conquistato un buon posto alla mensa sociale, e non vogliono perderlo.

Edvige aveva presentalo l’Avvocatino al Banchiere suo marito, quale un giovane di grande ingegno, sfortunato perchè onesto, e perseguitato dagli invidiosi che temevano la sua concorrenza; e il Banchiere, animo nobile e confidente, gli aveva subito accordato il suo appoggio.

Ma nessun appoggio, nessuna protezione potevano dare all’avvocato Anselmi le doti ch’egli non aveva. La sua vanità cieca e la sua ambizione sconfinata rimasero sempre deluse.

Guadagnò una notorietà e una agiatezza discreta, rispondenti al grado della sua abilità, e in fondo al cuore rimase uno scontento, un uomo di una onestà problematica, sempre pronto a rovesciare sugli altri l’amarezza che s’accalcava nell’animo suo.

Allorchè il profumo inebbriante di quell’amore rinnovato in circostanze così diverse e che il mistero ajutava a mantener sempre vivo, cominciò a svanire, egli cercò nella galanteria un compenso alle delusioni del suo amor proprio. E vi riesci completamente. Perchè era abbastanza astuto e raffinato alla superficie, abbastanza volgare nell’intimo e impertinente e strisciante nella misura necessaria per affascinare moltissime donne e farsi tollerare dagli uomini; il che basta perchè un intrigante sia accolto da per tutto ed abbia un certo successo nei salotti e nei clubs.

Il silenzio durava fra quei due galeotti della passione; e forse tutti e due meditavano sull’anello