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nell’ingranaggio 67


Sulle sponde sparse di villette e paeselli scintillava qua e là qualche lume. Qualche barca peschereccia scivolava lungo la riva.

Gilda rimase un momento assorta, con gli occhi fissi sulla striscia luminosa che usciva da una finestra del pianterreno situata nell'ala destra dell’edificio. Là era il piccolo studio dove il Banchiere si chiudeva per scrivere le sue lettere e discorrere con gli uomini di affari, che venivano a seccarlo perfino in campagna.

La camera dove egli dormiva solo, quando andava a coricarsi tardi o doveva levarsi di buon’ora, per non disturbare sua moglie, era sopra lo studio.

Da qualche tempo egli dormiva sempre là.

La camera matrimoniale era sulla stessa linea, ma più lontana, all’estremità dell'edifizio. Là dormiva Edvige. Le finestre chiuse, le gravi tende calate non lasciavano apparire alcuna luce al di fuori.

La istitutrice pensi che era giunto il momento di eseguire il suo progetto. Si lavo gli occhi e la faccia, perchè egli non vedesse che aveva pianto ravviò i riccioli sulla sua fronte e si buttò uno scialletto sulle spalle, perchè si sentiva tremar e aveva, certi brividi.

Stava per prendere il lume, allorchè fu bussato piano piano al suo uscio.

Ella sentì una scossa in tutto il suo corpo, come se la circolazione del sangue le si fosse arrestata improvvisamente.

Rimase immobile, con gli occhi sbarra.

Non aveva alcun dubbio sulla persona che si recava da lei a quell’ora: chi poteva essere altri