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84 nell’ingranaggio


Di tratto in tratto capitavano tre vecchi, un maschio e due femmine, che a Gilda parevano molto curiosi.

L’uomo, faccia volgare, corpo secco ed arzillo, cinguettava amabilmente, ingolfandosi in lunghi e dettagliati racconti, in osservazioni comuni, improntate da una schietta allegria. La più vecchia delle due signore non aveva più nulla di femmina, era lunga, secca, coi denti rotti, la pelle e i capelli gialli; Tentasi con cui discorreva, certe esclamazioni ultra sentimentali sulla pace deliziosa della famiglia, sul benessere che Dio le aveva concesso, sulla bontà di suo marito che faceva, poveretto, tanti sacrifici per prolungarle la vita (tutto ciò con gli occhi discretamente levati a cielo, il gesto rotto, la voce languida) ne facevano un personaggio nojoso sì, ma assai comico nel medesimo tempo.

La controscena del marito non era meno degna di nota. Appena lei cominciava a intenerirsi, lui si arrestava di botto — qualunque cosa stesse per dire — l’ascoltava a bocca aperta, col suo sorriso grossolano di furbo, toccava il gomito all altra femmina e mormorava come rapito: che donna! che angelo! non te l’avevo detto io? bisogna ado Un giorno alla fine del desinare mentre prendevano il caffè, nelle belle tazze di porcellana cinese che Giovanni predilegeva, la conversazione cadde su questa gente.

— È tutta una lezione di morale in viaggio. — osservò il banchiere.

— Ma che gente sono? — domandò Gilda ridendo.