Pagina:Speraz - Nella nebbia.pdf/116

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Allora l’uomo alzò il viso sotto al suo carico e le spiegò, che per maggior sicurezza non dormiva mai nella stessa stanza, e nessuno doveva mai sapere dove egli dormisse.

— Di questo passo, vado a scegliere la mia reggia! — soggiunse, scoppiando in una risata sonora da uomo contento e ben nudrito, che rumoreggiò allegramente sotto l’ampia vôlta dello scalone.

Ernestina gli rammentò che partiva col diretto della mattina, e che lui doveva farle trovar pronta una vettura per le cinque e mezzo, e aiutarla a discendere le valigie. Poi si salutarono e si allontanarono in direzione opposta, e sprofondarono coi loro lumini nella vasta oscurità del corridoio e dello scalone.

Entrando nelle scuole, Ernestina non potè frenare un gesto di meraviglia davanti a quell’enorme disordine. Le ragazze, per far più presto a prendere i loro libri, i loro quaderni e le mille bazzecole di cui le collegiali fanno gran conto, avevano arrovesciati i loro cassetti sui banchi e buttati tutti i fogli inutili per terra, sparpagliandoli poi coi loro piedini inquieti e saltellanti.

Più tardi qualcuno dei servi doveva essere entrato, poichè gli scanni si trovavano tutti ammonticchiati in fondo a ciascuna sala, come esempi di barricate; ma nessuno s’era sentito l’animo di dare una spazzata e portar via quel grosso tappeto di carta, forse per la paura di rimetterci troppo tempo e accorciar la vacanza di qualche giorno.

Ernestina camminava lenta in punta di piedi, guardando attentamente se scorgeva qualche oggetto dimenticato.

Nella sala delle piccine andò diritta al tavolino della maestra, aprì il cassetto che chiudeva a molla, vi frugò dentro e