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un panchettino addossato ad un tronco. Era anche lui un vecchio asciutto, malaticcio, ma alto, dalla ossatura forte e ben proporzionata; e negli occhi e nelle linee della bocca aveva una espressione di intelligenza e di tenacità.
Un’aria di superiorità inconsapevole traspariva da tutta la sua persona.
— Come va, Sandro, oggi? Poco bene mi pare, eh?...
C’era in questa voce di donna vecchia una gran soggezione, appena mitigata da una espressione di umile affetto, e una gran dolcezza.
Egli non rispose subito. Senza togliersi la pipa di bocca masticò una bestemmia.
— Sempre questa maledetta ferita che si rifà viva!
Ella sospirò. Lentamente cavò dalla borsa che aveva infilata nel braccio una piccola bottiglia piena di vino.
— C’è anche quello del desinare — disse con un sorriso.
Egli prese vivamente la bottiglia e tracannò il vino, mentre la vecchia lo guardava con manifesta soddisfazione.
L’uomo, quand’ebbe bevuto, rese la bottiglia e si rimise a fumare rispondendo per monosillabi alle domande che lei andava facendogli senza inquietarsi di quel contegno, nè aversi a male delle tronche risposte.
Era quello il fare del suo uomo nei giorni torbidi, dopo le tante disgrazie, le persecuzioni, la morte dell’unico figlio, portatogli via da una palla austriaca; la brutta miseria, i malanni!...
Erano anche stati separati un bel po’ di tempo, ma non per mal volere, tutt’altro! Non avevano casa, non avevano