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funerali di quella settimana, Don Tinazza si mise a inveire tutto a un tratto, con voce tonante, contro gl’irreligiosi, contro i miscredenti, contro il garibaldino che non aveva voluto saperne de’ suoi sermoni.

Da principio nessuno capiva.

La folla dei sordi che nulla sapeva, che nulla intendeva, si guardava intorno sbigottita, interrogando i volti dei vicini.... Gli ebeti sorridevano beatamente divertiti da quel gridìo, da quei gesti concitati come quando «Gerolamo» recitava la Francesca da Rimini, o l’apostolo ateo imprecava alla ingiustizia e alla ipocrisia.

Ma a poco a poco senza sapere, tutti furono vinti da un vago terrore, da un’inquietudine tormentosa. E la vedova sconsolata piangeva, e il suo corpo consunto tremava come tremavano le foglie secche al vento autunnale.

Seduto presso alla porta, guardando fuori nel vuoto, con gli occhi arsi, il marionettista invaso dalla collera stringeva i denti per non scattare.