Pagina:Speraz - Signorine povere.djvu/144

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tiva un vivo desiderio di non veder nessuno, di non mischiarsi in quelle cose. Avrebbe voluto ignorare ciò che si stava preparando in quel momento nella famiglia. Nel medesimo tempo si rimproverava tale sentimento troppo egoistico e tanto contrario alla risoluzione che aveva presa di adoperarsi con tutte le sue forze per il bene dei suoi parenti. Cosa avrebbe fatto la „nonnina“ in quel caso? Si sarebbe forse chiusa nella sua camera lasciando che i suoi nipoti si dibattessero in una posizione così penosa? No, certo. Olimpia Valmeroni sarebbe intervenuta col suo buon senso e la sua autorità, consigliando e confortando. E se i consigli fossero stati inutili e vani i conforti? Se un sacrificio era necessario? Se i genitori lo chiedevano alla loro figlia per uscire finalmente dal grave disagio in cui si trovavano?

Certo, la nobile donna si sarebbe opposta a quell’orribile matrimonio.

„Devo oppormi anch’io, per quel tanto che può valere la mia opposizione? Devo sostenere Eugenia nel suo rifiuto... se rifiuta?... È il mio dovere. Se non mi ascolteranno, peggio per loro“.

Depose il manicotto, si levò il paltoncino e il cappello, e uscì dalla camera. Nel corridoio trovò l’Eugenia che andava in cerca di lei.

— O Maria! o Maria! se tu sapessi!...

— Oh, cara Eugenia, cosa vuoi? racconta...