Pagina:Speraz - Signorine povere.djvu/26

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Eugenia aveva esclamato un giorno: «Erano poco fortunate queste vecchie? Portavano la grande scollatura e le braccie nude a tutte le ore e in tutte le stagioni!»

Flora a sua volta pensava: «Povera Eugenia; ha ragione di sognare sempre feste da ballo e abiti scollati; il colletto alto che la moda le impone è un vero disastro per il suo viso di luna».

Nonostante l’acerbità di questi piccoli giudizi intimi, le due ragazze si volevano un bene dell’anima e non potevano stare un giorno senza vedersi.

Quando il carrozzone fu giunto in piazza del Duomo, Riccardo Valmeroni con le sue due sorelle, e con Maria Clementi, Flora Ermondi e il fotografo suo fratello, un uomo che non diceva due parole in un’ora, proseguirono a piedi verso via Monforte, provando un vago senso di stupore in mezzo alla folla rumorosa. La luce elettrica e il gas brillavano di tutto il loro splendore in piazza e lungo il Corso e nelle sfarzose vetrine dei grandi negozi. La gente ciarlava e rideva. Erano tutti felici quegli uomini e quelle donne? Ignoravano la morte? Riccardo pensava al silenzio e alle tenebre della recente fossa e tutta quella luce, quel rumore, quella pienezza di vita lo ferivano crudelmente.