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quegli uomini veramente grandi che hanno sparso nel mondo il germe dello rivoluzioni. Poi soggiungeva: «Le idee escono pure dalle grandi anime e s’innalzano libere: ma quando è il momento di tradurle in fatti, gli uomini le sciupano fatalmente».

Aurelio risentiva una strana impressione quando la dama parlava del «suo povero Armando»: una impressione indefinibile risentiva egli, quasi di disgusto. Giungeva fino a chiedersi se quell’uomo fosse veramente esistito: cioè, egli sapeva con certezza che un cavaliere Armando de Clarance era stato il marito di Bianca; ma chissà quanto diverso dal ritratto ideale ch’ella ne faceva! Per Aurelio, quell’uomo ideale e quel sublime amore, capace di resistere all’eterna separazione, erano troppo fuori della realtà. «Tutto è possibile» — egli si diceva. — «Sì, tutto è possibile, ma costei parla troppo del suo meraviglioso marito: ella se ne fa un’aureola, un cinto di bellezza e un’egida protettrice».

La diffidenza del conte era certamente eccessiva: rasentava forse la calunnia: non per tanto egli si sarebbe giustificato assai facilmente, se qualcuno gliene avesse mosso rimprovero, ponendo al suo accusatore questo dilemma: «Se costei è veramente così attaccata al marito morto, se vuole essergli fedele in eterno, perchè mo-