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l’uomo dalle passioni? Perchè, risponde Spinoza, la forza d’una passione non dipende soltanto dalla potenza dell’oggetto che la suscita, ma anche da altre circostanze che qui appresso vengono analizzate. L’immagine d’una cosa presente è più viva di quella d’una cosa passata o futura: quindi la passione corrispondente è più intensa (prop. 9). Così una cosa prossima nel passato o nell’avvenire ci muove più che una lontana (prop. 10). Una cosa necessaria ci affetta più che una cosa possibile o contingente: una cosa possibile più che una cosa contingente: una cosa passata più che una cosa contingente non attualmente esistente (prop. 11-13). Ora la conoscenza del bene e del male per sè non basta a soffocare la passione: essa libera soltanto «quatenus affectus est» (prop. 14). Ma anche sotto questo aspetto la conoscenza del bene e del male non è ai suoi inizî onnipotente e può essere vinta da passioni procedenti da energie più veementi: siccome riguarda una cosa futura e contingente, può essere vinta dalla seduzione delle cose passate o presenti.

Credo con questo d’aver mostrato la causa per cui gli uomini sono più mossi dall’opinione che dalla ragione e per cui la vera cognizione del bene e del male suscita delle commozioni dell’animo e spesso cede ad ogni genere di libidine: onde il detto del poeta: Video bona, proboque, deteriora sequor1. Ciò che sembra aver avuto in mente l’Ecclesiaste quando dice: Qui auget scientiam, auget dolorem2. Ed io dico questo non per concludere che è meglio essere ignorante che sapiente o che lo stolto non differisca dall’intelligente quanto al frenare le passioni, ma perchè è necessario conoscere e la potenza e l’impotenza della natura nostra affine di poter determinare che cosa possa la ragione nel disciplinare le passioni e che cosa non possa. (Et., IV, 17, scol.).



  1. Ovidio, Metam., VII, 20
  2. I, 18