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intuizione vediamo avere il primo col secondo, concludiamo senz’altro il quarto. (Et., II, 40, scol. 2).

2) La conoscenza vera introduce anche nell’anima la certezza della verità, quel senso di evidenza che nella scuola cartesiana era considerato come il criterio infallibile della verità. E questo non perchè si accorda con il suo oggetto (l’ideato), ma perchè è una realtà intrinsecamente perfetta, laddove l’idea falsa è, anche come idea, una realtà mutila. L’evidenza è la coscienza che il vero conoscere ha di se stesso. La falsa certezza che può talora accompagnare l’errore non può essere con fusa con l’evidenza, perchè non è che assenza di riflessione e di critica.

Prop. 43. Chi ha un’idea vera sa nello stesso tempo di avere un’idea vera nè può dubitare della verità della cosa.

Nessuno che ha un’idea vera ignora che l’idea vera involge la più alta certezza: aver un’idea vera non significa infatti altro se non conoscere una cosa perfettamente o il meglio possibile; nè alcuno potrà dubitare di questo a meno di credere che l’idea sia qualche cosa di muto come una pittura su d’una tavola e non un modo del pensiero, cioè l’atto medesimo del conoscere. Io chiedo infatti: chi può sapere che conosce una cosa, se non conosce prima la cosa? Cioè a dire, chi può sapere di aver la certezza su qualche cosa, se prima non ha questa certezza? D’altra parte che cosa può esservi di più evidente e di più certo dell’idea vera come norma della verità? Come la luce fa conoscere sè e fa conoscere le tenebre, così la verità è norma di sè e del falso. (Et., II, 43, scol.).

Abbiamo mostrato che la falsità consiste nella sola privazione che involgono le idee mutile e confuse. Perciò l’idea falsa, in quanto falsa, non implica la certezza. Quando dunque noi diciamo che un uomo trova la quiete nel falso e non ne dubita, noi non diciamo che possiede la certezza, ma solo che non dubita o che si acquieta nel falso perchè non vi sono cause le quali facciano sì che la sua rappresentazione diventi fluttuante. Per quanto fortemente dunque si voglia supporre che un uomo